Caro Massimo, puoi ignorare questo post

Caro Massimo, puoi ignorare questo post

Ciao Massimo Giannini, io non sono un giornalista, non sono un blogger, non faccio opinione e non pretendo visibilità (e adoro i disclaimer a inizio discorso!). Stamani, come sempre, ho sentito il tuo quotidiano intervento a Circo Massimo su Radio Capital. In generale devo dire che ha volte sono d’accordo con te, a volte no. 

Oggi hai parlato dell’ennesimo sciopero dei mezzi, hai accusato le rappresentanze sindacali non istituzionali e la mancanza di regolamentazione sulle modalità di sciopero (legge ferma da lungo tempo). E di tutto questo ne pagheranno il prezzo gli utenti. Questo è il podcast:

https://www.capital.it/programmi/circo-massimo/podcast/podcast-del-06072017/

E’ tutto vero, sicuramente… eppure esistono delle considerazioni un poco a margine che personalmente mi sento di esprimere.

Come primo punto il concetto di disagio e di sciopero: non sono un grande esperto, visto che non lavoro tra le categorie che scioperando potrebbero ottenere risultati, ma di fatto ho questo strano concetto che, tutto sommato, se non fai disagio il tuo sciopero non ha alcun effetto, o no? Non è proprio la mancanza, rallentamento o interruzione di un servizio la contropartita delle rivendicazioni lavorative? Se non si protesta creando disservizio, esattamente come si potrebbe protestare? Possiamo pensare di fare come (si dice, ma andrebbe verificato) facciano in Giappone ovvero continuando a lavorare con un cartello con scritto “lavoro si, ma sto protestando” ? Ecco non mi pare una soluzione fattibile in questo nostro paese.

C’è poi la questione della rappresentanza, questa differenza tra le grandi sigle sindacali e le innumerevoli sigle minoritarie sindacali. Certo sono tante, forse sono troppe, eppure mi pare che la rappresentanza e la fiducia nelle sigle sindacali istituzionali sia un tantino in calo negli ultimi anni, o è forse solo una mia impressione? Quindi forse, e dico forse, il fatto che ci si affidi a soluzioni rappresentative diverse dovrebbe quantomeno far pensare.

C’è poi un terzo fatto che mi lascia ancora più perplesso. Per tua stessa ammissione parli di “ragioni che non conosciamo bene e difficilmente vengono spiegate”, bhe non sarebbe il caso di informarsi e conoscerli questi motivi? Non sarebbe questo il ruolo dell’approfondimento o della riflessione giornalistica. Io, e quelli come me, sentiamo motivazioni come “rinnovo del contratto” o “carenze strutturali” e anche se non capiamo, o non vogliamo o non abbiamo tempo o non ce ne frega nulla, siamo contenti così ma penso che il tentativo di portare alla luce queste motivazioni sia proprio il ruolo di chi fa comunicazione e informazione.

Ho scarsa fiducia nelle lotte sindacali, nella rappresentanza, nella politica e forse sono anche io un populista generalista poco impegnato. Ma io posso permettermelo, io non parlo alla radio*. Io cerco di limitare anche le mie uscite sui social (la figura del webete è sempre dietro l’angolo… e spesso non sono gli altri, ma sono proprio io il webete). Da chi fa informazione e comunicazione mi aspetto che non cada in forme basse di generalismo e che, proprio perchè sarebbe il suo lavoro, fornisca una visione ampia, seppur condensata nello spazio di 1 minuto e 40.

La cosa bella di tutto ciò è che questo sfogo è solo per me, probabilmente non lo leggerai mai e sarei anche poco propenso a che lo leggesse qualcun’altro (sia per gli scarsi contenuti che per i numerosissimi errori di ortografia, grammatica e logica che saranno presenti). Alla fine di questa scrittura però mi sento meglio, sia per liberazione di espressione personale, sia perchè mi sono reso conto che in fondo chi parla in TV o in Radio sono persone come me, a volte dicono cose giuste, a volte cose non giuste o, più spesso, cose sulle quali non sono d’accordo.

Oggi per esempio non ero d’accordo. E va bene così.

 

 

*bhe a dire il vero ho una trasmissione su www.radiocittaperta.it, confesso, anche se tendo a parlare di altro. Però l’opposizione è giusta.

MiroAdmin