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Sono Miro Barsocchi Quality Assurance software tester, ingegnere Elettronico e, per ridere, anche speaker radiofonico, attore, barman, surfer. Puoi trovare il mio curriculum vitae lavorativo, i podcast delle mie trasmissioni e altro nel menù.

Le ultime cose
Giovedì dopo lavoro si parte, si imbocca l’A24 per l’ennesima volta quest’anno, e si arriva a Teramo. Si sposano Gabriella e Giuseppe. Si arriva per la serenata (e si mangia) e poi a dormire nel B&B che il giorno dopo il matrimonio attende. Ora, chi mi conosce sa che il matrimonio non è proprio nelle mie corde, ma bisogna anche inserirsi in certe dinamiche che sembrano malate e coglierne il meglio, quindi cogliamo anche il meglio di questa mini trasferta. Teramo è carina, trasuda soldi, i pischelli bevono prosecchi al bar alle 11:30, la città è pulita, ordinata e ben tenuta. Al centro c’è una mostra fotografica a dir poco spettacolare che parla di Sebastiana Papa ed è gratis. Casualmente ci passi, casualmente ci entri e, nonostante l’orario di chiusura, riesci ad entrare nel meraviglioso mondo del bianco e nero, della fotografia di contrasti, del reportage ma anche dell’umanità. Un piccolissimo momento di pura poesia di immagini inaspettata.    Poi c’è da truccarsi, prepararsi, sentire una persona non sposata che dall’altare da consigli sul matrimonio, gestire emergenze dell’ultimo minuto e soffrire il caldo umido in parte sotto la pioggia. Ma dopo lo scambio di anelli, la lettura di articoli civili, la foto sulla scalinata, tutti (e intendo 230 persone) verso il favoloso ristorante PAGUS di Montepagano. Se mai doveste andarci, non seguite google, ma arrivate prima al paese e poi scendete giù, che altrimenti è un casino la strada. Lo chef è stellato, la cena è stata ottima. La torta nuziale forse ni (ma del resto se le torte sono belle raramente son buone) e il vino Sauvignon di vigneti montepagano a parer nostro, pecca di quella piega (o piaga?) dei vini naturali ovvero “mio nonno lo faceva meglio il vino del contadino“. Ma nessun problema, al grido di LUNGA VITA AI SOLFITI, basta farsi portare la passerina, sempre di vigneti montepagano, e tutto si risolve alla grande. Degni di nota la band ci ha accolto sulle note di Sexx Laws di Beck e tutti gli invitati vestiti con grandissima classe e gusto. Ottima e divertente compagnia al tavolo che ha condiviso anche le opinioni sul vino, il ballo e le risate. E poi gin tonic, ballo nonostante qualche mix un poco azzardato e fine del tutto alle 3 di notte, qualche ora di sonno e si riparte per Colleferro.    Sabato arrivi a Colleferro, fai un power nap e poi, senza alcuna motivazione apparente, alle 18:30 vai a vedere la manifestazione medievale di Colleferro. La seconda manifestazione medievale di Colleferro. Vorrei ricordare che Colleferro è nata nel 1935… al massimo nel 1915 con lo zuccherificio. Comunque ho imparato tantissimo sui rapaci e sul combattimento con le spade, e ho visto gli sbandieratori di Cori e i balestrieri di Zagarolo. Poi ci sarebbe anche stato vino, pasta e fagioli, panino con la porchetta. Ma forse meglio tornare a casa per cena.  Dopo cena un veloce drink alla moderna piazza caduta di Nassyria, dove puoi pagare 4 cocktail, buoni eh per carità, 37 euro che è un prezzo giusto per un uomo di città e carissimo per un uomo di provincia (e comunque sono tanti, effettivamente). … A nanna che Domenica si sale a Segni per Selenamente, manifestazione in ricordo di Selena Palma, morta 9 anni fa (cazzo sono già 9 anni…) in cui rivedere amici, ricordare momenti, essere cattivi e buoni allo stesso momento e poi tornare, in mezzo ad un traffico del rientro che non fa piacere a nessuno, a Roma.   ADDENDUM: una promessa per il 2024 di camminata nella giornata di Selenamente in montagna.    Ristorante PAGUS di Montepagano Mostra fotografica su Sebastiana Papa [...]
Le isole Tremiti sono un posto meraviglioso, lo dico pur essendo partito per un fine settimana verso l’arcipelago con poche aspettative e anche sfiduciato. La visita di isole così piccole mi mette un poco di angoscia e aspettative verso il peggio: l’idea che ti rompi le palle, che siano un enorme piana di sassi, che tutto sia costoso, che non ci sia niente di niente da vedere, è sempre dietro l’angolo, ma fortunatamente le Tremiti hanno un discreto catalogo di cose a loro favore.   Anche in questa vacanza non poteva mancare Giacobbo e il suo intervento culturale…   L’arcipelago è formato da due isole San Domino e San Nicola, e poi da scogli, o poco più che scogli, dove davvero non ci sta niente di niente: il Cretaccio è una roccia nel mare,a Capraia c’è un faro abbandonato dagli anni 60 e basta, Pianosa è lontana e non ti ci puoi avvicinare perché protetta. San Domino invece è una bellissima pineta piena di odori, piccole case, viste mozzafiato, calette quasi-accessibili mentre San Nicola è a strapiombo sul mare con un solo micro-accesso al mare (escluso il porto). Ovviamente i monaci hanno abitato prima quest’ultima, ché così stavano protetti, ma negli anni 60 la logica ha detto: “ma che cazzo ci stiamo a fare qua, se davanti c’è un’isola meglio?” e quindi la maggior parte della popolazione si trova a San Domino, ma ovviamente stiamo parlando dell’estate, perché d’inverno non c’è nessuno.  Le isole Tremiti sono costose? Si, inutile girarci intorno. L’albergo, eravamo all’hotel Kyrie, costa una discreta cifra per una sistemazione di tutto rispetto ma non è che sia un 6 stelle superior. C’è una piscina, il personale è disponibile e professionale, le camere sono ok. Ha un fascino come ha fascino il brutalismo di cemento armato anni 60 in parte mitigato dal colore bianco, ma la scalinata a vetri è veramente bella. Se ti piace sta roba ovvio. Per mangiare ci sono molti ristoranti a San Domino e alcuni a San Nicola e ci sono bar e un mini market.  Si ma, che puoi fare alle isole Tremiti? Se fai immersioni dicono sia un posto fichissimo, quindi questo già varrebbe la pena, ma se non le fai, la cosa che assolutamente va fatta è la gita in barca, il modo migliore per godere delle calette, del mare, dei paesaggi, colori e tutto quel genere di cose belle delle isole. Noi siamo andati con Mare e Stelle. Il giro dura 4 ore, e ce ne sono uno la mattina e uno il pomeriggio. Riccardo è gentilissimo, professionale, bravo, gentile, la barca è comoda e l’aperitivo è gustosissimo 😀 Inoltre la prima tappa è “a Padre Pio” perché c’è una statua di Padre Pio a 15 metri, che io non ho visto, gli altri si e sono convinto ci sia ma se ci stanno 40 persone a smuovere sabbia e acqua, hai la maschera scura e non una grande resistenza di fiato, mi pare anche logico che non la vedi (e poi diciamocelo, bello ma anche sti cavoli…) La gita in barca Al ritorno dalla gita ci siamo fatti lasciare a San Nicola, per visitare l’isola, la chiesa e il monastero che è bello, in salita, e in ristrutturazione (almeno fino a settembre 2023). Vale la pena vederlo  ma non andate a mangiare una piadina confezionata, aka “la piadina della morte”, al bar Nazionale, potrebbe rimanervi sullo stomaco più di qualsiasi tipo di frittura che potreste mangiare al ristorante. Nei giorni della visita c’era anche un festival di musica, il Tremiti Music Festival, dove abbiamo ascoltato nell’ordine: 1) immancabili omaggi a Lucio Dalla, di cui ogni esercizio commerciale ha una foto visto che ci passava molto tempo e c’è pure casa sua, 2) abbiamo scoperto “che fine ha fatto Karima di Amici” va in tour a cantare canzoni di Burt Bacharac e 3) abbiamo ascoltato il progetto Post Atomic Zep, del sassofonista Francesco Bearzatti, che rifà i pezzi dei Led Zeppelin al sassofono ed erano veramente forti cavolo!   I Post Atomic Zep Dove e cosa Mangiare alle isole Tremiti? Abbiamo provato 3 ristoranti: L’altro faro ha una cucina buona ma con qualche punto da rivedere a nostro parere: gli spaghetti cozze e frigitelli hanno bisogno di più sapore di cozze e meno di friggitelli e la parmigiana di pesce ha bisogno di una spinta sul sapore del pesce. Tuttavia nel complesso buono, personale gentile e un punto in più per il  vino Falanghina del molise, cantina Madonna Grande veramente buono. Poi abbiamo provato Elio Fishbar & restaurant che mi dicono aver aperto da poco: il pesce è freschissimo e le preparazioni sono ottime sia la frittura alla Elio che i moscardini miele e pecorino. I crudi sono buonissimi. I cocktail li sa fare bene e poi c’è un gatto rosso che gira e intrattiene i clienti, quindi approvato alla grande. Infine per il pranzo dell’ultimo giorno siamo andati al gettonatissimo, sia per posizione che per posti a sedere, ristorante la Fenice che fa pizza, primi e secondi e sembra che possa fare tutto medio, invece il trancio di tonno era molto buono, la caprese vabbè… è pomodoro e mozzarella, per farla male, ci vuole più impegno su, e poi sono stati molto gentili a “inventare” una torta di compleanno con un babà.     hotel Kyrie Gita in barca Mare e Stelle Ristorante L’altro faro Elio Fishbar & restaurant Ristorante la Fenice   Contenuto speciale: lo showreel di Miro Barsa [...]
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi Se la manifestazione del Pallio di Carpineto avesse bisogno di conferme, sarei qui a darne. Ma se fossero solo conferme forse la festa, le serate, la compagnia e tutto il resto sarebbero solo e sempre la riproposizione dello stesso evento fotocopia, invece c’è del nuovo, del vecchio e del cambiabile. Quest’anno Franceschino s’è trovato a passare l’intera settimana a Carpineto, la cosa non è stata sicuramente per lui facile, ma c’ha dato un certo agio organizzativo e sopratutto posso dire che, anche riguardando le passate edizioni, lo colloca come principe indiscusso della festa: fare le ore piccole per una settimana, non è proprio una cosa facile. Sopratutto se sei accompagnato da nuovi personaggi bizzarri.  Venerdì 25 saliti su con il solito accompagnamento di vacche sulla strada, anche all’andata e anche sulla strada prima di Montellanico, abbiamo mangiato un pezzo di pizza, una ciambella carpinetana, una bomba fritta, e bevuto birrette e qualche cocktail. Potremmo definirla una serata di preparazione in cui abbiamo assistito al corteo storico che si è tenuto di sera, forse anche per evitare svenimenti o malori nel farlo il pomeriggio alle 14 sotto al sole e con i vestiti di velluto. Bello anche lo spettacolo degli sbandieratori, un gruppo con nuove leve e vecchie conferme, e con aggiunte di livello tipo le bandiere infuocate. Un poco straniante invece la musica di sottofondo di giocolieri e mangiatori di fuoco: non ricordavo che cornamuse e musica celtica fossero propriamente dei monti Lepini, ma forse sbaglio. Giusto perché era una serata “beh dai facciamo presto”, siamo tornati alle 2:30 di notte. Sabato 26 giornata clou dell’evento. Appuntamento al bar in piazza e poi camminata verso la fraschetta di San Gnaco, dove da anni facciamo la cena e del quale abbiamo anche le maglie con il loro stemma. Quest’anno la macchina non ha funzionato benissimo: non eravamo al nostro consueto tavolo esterno davanti la chiesa, l’abbacchio ordinato è finito precocemente e, sopratutto, sono finiti precocemente tutti i dolci ordinati. Sia gli ‘ntortalicchi, sia i biscotti di mais. Questo nonostante una accorata raccomandazione di metterli da parte all’inizio delle ordinazioni. Un vero peccato anche vista la presenza di persone nuove che non erano mai state a mangiare a Carpineto alle fraschette e che volevamo provassero i prodotti della tradizione. Quest’anno (ma forse già da due anni) manca la lotteria dove non abbiamo mai vinto, ma c’è stata una riffa interna che ci ha permesso di non vincere comunque. Mancante anche da qualche anno il karaoke del buon Natalino, accompagnatore di molte delle passate edizioni.  Con un poco di amaro in bocca, finita la cena, ci si rimuove verso il centro. E poi come è, come non è, ti giri un secondo e spunta il sole, sono le 7:30 alle panchine del bar chiuso e sei ancora a cantare canzoni italiane, aiutato da cassa portatile, personaggi degni di nota (che non mi ricordo manco come si chiamano) e concludi tutto con la pizza con la mortadella. Pizza bona, ma bona bona.  Obiettivo per i prossimi anni: trovare un nuovo posto dove cenare, rifare eventuali magliette, portare il karaoke visto che Natalino è poco probabile riappaia, partecipare al corteo in costume, suonare la tromba allo spettacolo degli sbandieratori, introdurre come dolci le bombe fritte ripiene di seppia, i fagottini al cioccolato e spigola, i cornetti caramello salato e gamberetti, tornare a fare delle foto decenti. E ora piccola carrellata di chi c’era e di cose successe senza alcun apparente senso logico: Miro, Giorgio, Francesco, Simone, Eugenia, Ilaria, Eleonora, Rosangela e piccolo pargolo, Mauro e i suoi amici, Giorgia che non vedevo da anni e la sorella che ha pure vinto la riffa (lo conto come miglior risultato il fatto che “la sorella di una che conosco ha vinto una riffa a Carpineto“), il principe e la lunga disquisizione sul legname e sul taglio selvaggio, i pischelli che passano il tempo a fumare sigarette elettroniche e guardare cellulari, i mancati incontri e le mancate visioni di risse, il cane di pezza “sïugo”, i prezzi delle bevande al bar che variano in base al grado alcalino dell’acqua del fiume Gange, il bancomat che non funziona. [...]
Più che un racconto, più che un post, una raccolta di immagini il cui fine principale e farmi ricordare che diavolo ho fatto a ferragosto 2023. Viaggio, smart working e arrosticini Partiti da Roma dopo il lavoro, siamo arrivati a Francavilla al Mare dopo circa 2 ore, una pizza barese comprata all’autogrill Sarni e pochissimo traffico. Siamo accolti sulla terrazza di una bella casa a suon di arrosticini di ottima qualità. Mi pare un buonissimo inizio. Riparare una serratura e fallimenti di integrazione Ho riparato una serratura di una porta di casa. Per fare questa operazione sono andato a comprare delle chiavi a brugola ad un negozio di quelli multiprodotto e anche multiculturale. Lì ho assistito alla scena più razzista che io abbia mai visto e che qui descriverò. Partecipanti: un signore del nord che chiameremo signor Brambilla, e un ragazzo di evidenti origini non europe che chiameremo Shahin. Il signore Brambilla deve comprare un telo di quelli grandi, mentre Shahin gli sta dando una mano a prendere il telo, a misurarlo, a tagliarlo: B. Uè mi servono 6 metri e 10 di telo, per misurarlo però mi serve un metro buono…capito? Dico MI SERVE UN METRO BUONO, MICA UN METRO NERO (segue risatina e mossa di gomito amiccante, Shanin va a prendere un metro dallo scaffale dei metri) B. (sempre rivolto a Shanin) Ma tu di dove sei? TU, DICO… DI DOVE SEI? S. Bangladesh B. Bangladesh… l’ultimo paese del mondo Pranzi e cene tra Pescara e Francavilla Pranzo a casa nuova di Cristina (bellissima casa) poi un piccolo power-nap a casa e cena a Francavilla da Pizzamore dove la pizza è molto buona e consigliata, ma eviterei di prendere hamburger e/o salsicce che non è che sono proprio il massimo e, tra l’altro, la salsiccia e l’hamburger sembrano essere la stessa cosa solo che una è tonda e l’altra rettangolare. Dolce a base di torta gelato dal sapore anni 80, tipo una saint honoré che non vedo davvero da tanto. Domenica giornata di mare al Gabbiano, pranzo a base di chitarrina alle vongole e di Marisella (vino, gazosa e limone), aperitivo e compleanno del “La Zia” sempre al Gabbiano e poi a casa che alla fine lunedì si lavora. Dopo il lavoro un poco di mare al lido Luna Rossa e poi verso Ortona dove abbiamo passato la serata al carinissimo Zooart. Per mangiare nessun problema, basta ordinare e ti portano i panini che vengono da Rossopepe. Martedì di ferragosto si riparte. Ferragosto, tradizioni e campagna Da qualche anno la tradizione vuole che si pranzi a casa di Daniela, mamma di Margherita, e anche quest’anno io, Fernanda, Daniela, Margherita e la nonna di Marghe abbiamo goduto dei prodotti dell’orto (zucchine, pomodori), della pasta fatta in casa e dell’immancabile pollo e peperoni. Il tutto condito da bolle di sapone sparate con la pistola dell’autogrill e dal secchio di taralli sempre proveniente dall’autogrill. Poi ci siamo spostati pochi metri più in là a casa della sorella di Margherita, Caterina, dove un nugolo di giovini con piccoli pargoli faceva il suo pranzo di Ferragosto insieme a piscine porta-rane, cavalli, pecore, cani, gatti, rovi, giocattoli, piante di verdura e sbancamenti di terra. Sempre grande gioia anche qui grazie alle bolle di sapone. Poi sono arrivati anche Denise, Simone e Francesca per una rimpatriata densa di rimastini anni 90, di confronti su integratori e malattie, di cinismo divertito che tanto ci piace. Grazie a Deni che mi ha portato alla stazione del treno e un saluto a tutti gli altri.  Il ritorno, i servizi e bella Roma mia Per tornare da Colleferro a Roma, ho preso i mezzi pubblici. Da Colleferro c’è il treno ma, per motivi che non mi interessano, il treno è temporaneamente diventato un autobus che arriva fino alla stazione di Ciampino, poi aspetti una decina di minuti un treno regionale dove per validare il biglietto, in teoria, devi fare il check-in dello stesso, solo che non si capisce come lo dovresti fare. Dopo poco, arrivi alla stazione Termini e sei accolto dal disagio tipico di ogni stazione ossia la fila di turisti che aspettano un taxi che mai arriverà (ma no, per carità, non c’è nessun problema con i taxi a Roma) e allora decidi di prendere il fidato bus 714 per giungere alla magione solo due ore e 20 dopo essere partito. Odio i mezzi pubblici, tutto quà.   [...]
Dopo qualche anno sono tornato a fare una vacanza in campeggio. Il campeggio non è l’alternativa economica all’hotel e voglio chiarirlo subito a tutti coloro che la pensano così. Il campeggio può anche essere molto costoso, e lo è ancora di più con la trasformazione della maggior parte dei campeggi in villaggi turistici. De facto ormai la maggior parte dei campeggiatori sono o camperisti o persone che scelgono le sistemazioni in bungalow o simili, all’interno del campeggio stesso. I bungalow ormai sono spesso delle minivillette piene di tutti i confort e non le meravigliose strutture in cemento armato degli anni 80 (ah quanti ricordi..) dove a stento ci si girava, non c’era climatizzazione e il bagno, se presente, era minuscolo. Detto questo, da bravo purista, siamo andati in tenda. L’idea era di andare in tenda e in moto, ma siccome faccio una vita sedentaria, stressata e il capitalismo lo richiede, mi è venuto il mal di schiena e quindi Voltaren e Muscoril pre-partenza (grazie farmacista! Grazie Tiziana!) e partenza in auto. La macchina concede anche di portarsi più cose tipo i cuscini, le sedie (e altre mille cose che al momento non avevamo) e queste piccole cose fanno la differenza. Non avevamo un tavolo e grazie all’immondizia, abbiamo preso un tappetino bucato e buttato da altre persone all’isola ecologica, e l’abbiamo usato per mangiarci e stendersi per la pennichella post-prandiale. Siamo stati in modalità riposo e riposo e il campeggio in questo aiuta tantissimo visto che mangi quando vuoi, dormi quando vuoi e vivi praticamente in costume, senza problemi di cambiarti i vestiti. Ciò che a voi non serve a noi sarà di grande aiuto! Il campeggio Conero Azzurro è una struttura molto bella e piena di servizi: piscina, due ristoranti, due bar, animazione, campi da tennis, calcio e basket, affitto biciclette, ghiacciaia condivisa, lavatrici, phon nei bagni, acqua calda senza gettoni. Il tutto si paga, ma il prezzo è giusto per i servizi, che includono anche ombrellone e sdraio in spiaggia (quelle cose che costano pure 60 euro al giorno a Ostia per dire…). Il mare non è un granché, ma forse è solo colpa del periodo. Il panorama del Conero è bellissimo ma per il resto si tratta di una lunga striscia di mare in pieno stile località dell’Adriatico. C’è tipo Porto Recanati che è orribile e la cui architettura dominante è un meraviglioso grattacielo-ecomostro sul litorale, Numana è carina ma in salita, Sirolo è graziosa. In ogni caso non eravamo in modalità “visita turistica” quindi abbiamo visto poco. C’era la gita alle “due sorelle” che è la spiaggia più bella e caratteristica del Conero, raggiungibile solo in barca da quanto ho capito, ma il giorno che volevamo andarci era brutto tempo e la nave non è partita.  Il ristorante del campeggio è di alta qualità con piatti ricercati (i ravioli su tutto) sia di carne che di pesce: il prezzo è commisurato alla cucina e quindi leggetelo come “non economico”. Fuori dal campeggio c’è un ottimo ristorante molto old-style che si chiama il Pescatore, più economico… ma comunque considerate che le Marche non sono economicissime. Di altissimo livello anche i due bar all’interno del campeggio: seri, preparati e molto simpatici barman. Due prodotti sono stati veramente ottimi: il gin 67cento fatto a l’Aquila ma con erbe anche delle Marche e il prosecco Garofoli Pas Dose. Punti a sfavore? Nei campeggi villaggi ci sono miliardi di bambini. I bambini sono presi in carico dal mini club, quindi basta semplicemente spostarsi nella parte opposta rispetto al miniclub e tutto si risolve. Eccezion fatta per la piscina. La piscina è un posto da evitare perché è piena come un uovo di bambini, di genitori del cazzo, di mamme che vanno a fare l’acqua-gym. Insomma la piscina è bella, ma va gestita con parsimonia.  Hai il mal di schiena ? Nessun problema a Porto Recanati c’è un bravissimo osteopata Jacopo Talevi L’ultimo giorno siamo andati a Cattolica a salutare Mara. E a mangiare leggeri per poi ripartire alle 17:20 verso Roma (leggeri era ironico: pranzo completo di antipasti, primo di pesce, secondo, frutta, gelato, amaro, caffè. Che buono!! Grazie Mara e Luca ❤️)    Camping Village Conero Azzurro Ristorante il Pescatore Osteopata a Porto Recanati Jacopo Talevi [...]
Di Genova avevo sentito solo cose negative: una città brutta, buia, pericolosa, vuota, noiosa. Io c’ho speso 3 giorni ma la mia impressione è stata completamente diversa. L’ho trovata una bella città, curata, pulita (che, certo, se vieni da Roma è anche facile vincere il confronto) con posti da visitare e cose da fare. Sulla famosa accoglienza Ligure descritta come un trionfo di scortesia, devo dire che non l’ho trovata tale: per lo più persone gentili e disponibili tanto che quasi un poco ci sono rimasto male…voglio dire… almeno un po’ di luoghi comuni uno ce li deve avere no?! La descrizione di viaggio separa la visita della città dalla parte mangereccia, visto che questa cosa è importante e non vorrei andasse persa e fosse messa in secondo piano.   Partenza con il treno verso le 18 da Roma e arrivo a Genova alle 23 passate. Se pensate che sia molto tempo, siete nel giusto, ma questo solo perché abbiamo preso il treno che fa il giro lungo (Roma, Firenze, Bologna, Milano, Genova). Al ritorno, infatti, il treno ci mette circa un’ora in meno passando lungo la costa. All’arrivo ci viene a prendere la gentilissima Silvia, che ci ospiterà anche a casa sua. Prima di andare a letto, decidiamo di andarci a prendere un cocktail al bar sul mare Strambata a Boccadasse: niente da segnalare se non l’avvenente cliente che, per far colpo sul barista, decide di prendersi tutto il bancone. Bene, ma basta molto meno eh. Visita a Genova Il giorno dopo giro in città, con la buona Silvia che ci fa da cicerone. Visita ai vicoli, via del Campo con foto immancabile alla scritta per De Andrè che sennò non sei abbastanza boomer e ” la musica Italiana signora mia mica la trap”, pranzo in osteria, chiesa del Gesù e cattedrale di S.Lorenzo con relativo museo con quello che pare essere la coppa più accreditata ad essere il Sacro Graal. È un piccolo museo sotto la cattedrale, ma vale tutti i 5 euro che paghi per vederlo, non tanto per un piatto di vetro verde che viene spacciato per il Graal, quanto per i reliquiari in argento, la disposizione e illuminazione dei reperti. Un piccolo gioiellino. Nella cattedrale c’era Tananai, ma io non l’ho riconosciuto. Poi doccetta rinfrescante e usciamo di nuovo per cena. A fine cena, al locale a fianco, un signore decide di inveire male e fortissimo verso una cameriera “NON SAI LAVORARE!” risposta “TI SERVE UN TSO A TE!” e ancora “CHIAMO I CARABINIERI!” . La piazzia si azzittisce, esce qualcun altro dal locale, altre parole, stretta di mano e finisce tutto. Ecco qui il sunto delle liti e anche un poco dell’attitudine di vita del bel paese: tanta caciara e poi pochi effetti. Come recita una scritta “Basta social, menamose!” ecco, forse sarebbe il caso di ripartire da menamose ed evitare chiacchiere e litigi. Non paghi, dopo cena, verso casa ci facciamo il gin tonic della staffa da compagnia del 28 erbe. Buon cocktail, barista simpatico, adesivi simpaticissimi Ripartiamo da menamose Acquario di Genova Il giorno dopo si va verso una delle attrazioni principali dell’ex repubblica marinara, ovvero l’acquario di Genova che sta sul porto. Il porto è ben sistemato, pulito e pattugliato. Ma è sempre un porto e truffatori e borseggiatori ce li trovate. Così come ci trovate orde di turisti scesi da gigantesche navi da crociera e famiglie ricolme di bambini rumorosi, piangenti accompagnati da genitori maleducati.  E la visita all’acquario procede allo stesso modo: con bambini urlanti e genitori che esortano sempre i figli ad osservare “Guarda Marco, guarda che bello lo squalo tigre…guarda che bella la tartaruga australiana… guarda che bello il pesce pagliaccio…guarda che bella l’anemone di mare…”. Ovviamente la signora deve urlare perchè il figlio non gliene importa assolutamente un cazzo dei pesci e se ne va in giro alla disperata ricerca dell’uscita ma, oh, la signora deve far sapere a tutti che vuole educare il figlio alle bellezze marine.  Come se non bastasse, lungo il percorso di visita, è importante usare i passeggini come fossero dei ponti d’attacco di navi romane nella battaglia di Azio. Si faccia attenzione a mirare agli stinchi oppure i passeggini si lascino in mezzo agli stretti passaggi a mo’ di barricate. Siamo già un certo numero di miliardi di persone su questo pianeta, le necessità di riprodursi credo sia sopravvalutata. Detto questo l’acquario è molto bello, le specie animali hanno spazi ampi, la visita dura un paio d’ore ed ha sia un contenuto didattico che di intrattenimento. Vale la pena. Verso la lanterna Usciti dall’acquario pranziamo in un’osteria e poi decidiamo, con una mossa d’ottimismo immotivata, di andare alla Lanterna, altro simbolo di Genova. La questione è che dall’Acquario alla Lanterna a piede sono 50 minuti, spesso all’ombra, ma comunque c’è il caldo di luglio e, soprattutto, l’ultima parte del tragitto non è proprio un granchè. Inoltre la visita alla Lanterna durava 40 minuti e noi 40 minuti non ce li avevamo, così bella la Lanterna… ma da fuori. E poi alla fine è un faro con la la vista dall’altra parte della città, quindi neanche sto granchè.  Il cimitero Monumentale di Staglieno Ci facciamo venire a prendere sempre dall’ottima e disponibile Silvia alla Lanterna e ci muoviamo verso il cimitero di Staglieno, uno dei più importanti d’Europa, dice Internet. Tuttavia, sarà la bellezza romantica, sarà quello che vi pare, ma il cimitero sta messo male male… ok le statue ricoperte da una trentina di centimetri di polvere, che può anche dare loro del fascino, ma i pavimenti pericolanti, i muri crepati, le continue transenne, e sopratutto la colonia di zanzare più arrabiate d’Europa un poco ti fanno desistere. Certo c’è la tomba della nocciolinara che, secondo leggenda, ha risparmiato tutta la vita per farsi la tomba con la sua statua ed è raffigurata con le noccioline e le ciambelle che vendeva, c’è la monumentale tomba di Mazzini e ci sono molte tombe monumentali con statue dagli sguardi e lineamenti seri, tristi, felici, ammiccanti. Tuttavia c’è che la tomba raffigurata sulla copertina dei Joy Division (album Closer) in ristrutturazione che ha l’aria che lo sarà per molto tempo, c’è una mancanza quasi totale di indicazioni, le distanze sono enormi ed essere mangiati dalle zanzare non è il massimo. Quindi, dopo il cimitero, a casa, doccia e un piccolo power-nap.  La sera si sale con la funicolare Zecca-Righi verso il ristorante. Nell’attesa del secondo turno un giretto al piccolo, ma ben organizzato, parchetto dell’osservatorio. Nel ristorante ci sono parecchie foto, ed ora momento quiz: chi sono i tre personaggi famosi del mondo dello spettacolo dell’ultima foto (che è pure sfocata, ma vabbè)? La soluzione è a fondo di questa pagina Ristoranti e mangiare a Genova La cucina Ligure è una cucina leggera, lo so che ci sono anche piatti pesanti e che se friggi alla fine tutte le cucine sono pesanti, ma devo dire che mangiando un primo, o un primo e contorno, nessuno di noi si è sentito ucciso da digestioni infinite.  Pranzo: trattoria Ugo Trattoria Ugo è una storica trattoria: ha una sezione asporto anche in varie parti della città, ma noi abbiamo preferito mangiare seduti al tavolo. Considerate che a Genova si mangia piuttosto presto quindi non arrivate alle 14:30 che le cucine potrebbero essere già chiuse. Da Ugo c’è un poco di disorganizzazione: ti dicono che puliscono un tavolo ma poi se lo scordano, ti siedi ma potrebbero o meno portarti da mangiare. Ma i piatti sono molto buoni: abbiamo preso le trofie alici, pomodorini e pinoli e un polpo patate olive, entrambi ottimi anche se le foto sono sfocate. Mezzo litro di vino della casa, caffè e prezzo in linea con le aspettative (non lo scrivo perché abbiamo offerto e non vorrei poi si sapesse 😀 Un saluto a  Silvia se legge questo post!)  Cena: Öosteria öosteria è un osteria modernizzata in cui la tradizione si fonda sulle rivisitazioni. E fin quà la descrizione potrebbe essere quella di 100mila posti, ma qui c’è poca fuffa fortunatamente: nessun mashmallow (una moda orribile della ristorazione moderna) e sopratutto i piatti sono fatti bene: il vitello tonnato è molto buono, le alici ripiene sono spettacolari (piatto numero uno del weekend), ottimi anche le pappardelle integrali con gamberi e curry e il baccalà. Tra i dolci, la reinterpretazione del cannolo siciliano con il chinotto ha un sapore stupefacente. Molto buona anche la “tana del bianconiglio” ovvero un lingotto di torta di carote e nocciole accompagnata da gelato allo yogurt. Fresco e buono il sorbetto al litchi. Poi amaro e caffè. Prezzo non economicissimo, ma comunque giusto, 74 a testa ma ci sta visto che abbiamo preso anche le due bottiglie di vino più costose del menu, e poi anche gli amari e il caffè. Quindi oh… che t’aspetti? Pranzo: Osteria di Vico Palla Osteria di Vico Palla è abbastanza vicino l’acquario, infatti all’uscita siamo andati là. È meglio prenotare, ma noi per una botta di fortuna e con la promessa di alzarci prima delle 14, becchiamo un tavolo per mangiare i mandilli al pesto e i pansotti in salsa di noci. I primi sono una pasta a mò di sfoglie della lasagna, condite con il pesto. I secondi sono un tipo di pasta ripiena ma comunque con un ripieno di verdura che smorza ogni pesantezza possibile del piatto (che in fondo è annegato in una salsa che non è panna, ma latte). Sono tutti è due piatti tipici assolutamente da provare e, pur avendoli provati solo in un posto, ne sono più che soddisfatto. 25 euro a testa con mezzo litro di vino in due Cena: Ristorante montallegro La cena è il finale “ALL IN” del weekend. Il Ristorante Montallegro è noto per la sua vista, la pizza, le foccace, la farinata. E decidiamo così di prendere le focaccine tipo sori con il lardo come antipasto, una focaccia al formaggio e due farinate mix, dove per mix significa che sono con salsiccia, cipolla e gorgonzola, tutto sopra. Non esattamente leggere effettivamente ma buone come solo le cose zozzamente grasse possono essere buone. Consigliato il posto sia per la cucina che per la vista   Trattoria Ugo via dei giustiniani 86r Genova öosteria piazza lavagna 19 Genova Osteria di Vico Palla Vico Palla 15r Genova Ristorante Montallegro via mura delle chiappe 30r Genova   Soluzione: Dubito che li riconosciate, sono: Nando Gazzolo, Lina Volonghi, Gilberto Govi   [...]