Archivio mensile 30 May 2023

Cemento e cementifici

Un paese è fatto dalle sue persone, i suoi monumenti, ma anche i suoi luoghi, i suoi simboli. E per quanto si vogliano normalizzare e standardizzare questi simboli (il duomo, la piazza centrale, la caserma, la via principale) è spesso la cultura popolare che dona a quei luoghi la loro iconicità. Per molte città moderne non ci sono chiese, duomi, monumenti, botteghe storiche o altro. In compenso ci sono i lasciti, spesso ancora funzionanti, di uno sviluppo industriale che è stato molto presente in questo nostro bel paese. 

A Colleferro c’è il cementificio. Per la precisione a Colleferro c’è anche il cementificio, ma di sicuro il cementificio è grande, imponente, visibile, gigantesco. Tutti sanno dove si trova, tutti lo vedono uscendo dal treno, tutti conoscono il suo rumore e tutti, o quasi, conoscono qualcuno che c’ha lavorato.  

Ma le strutture industriali non sono visitabili. Non puoi entrare così, quando vuoi. Perché ci sono i segreti industriali e spesso, ovvero sempre, non puoi fare foto.

Poi ogni tanto fanno delle visite, un tempo solo per i familiari dei dipendenti, ora stanno diventando parte di un percorso di comunicazione più ampio. Un percorso che, diciamolo, vuole comunicare con la popolazione vicina (molto vicina) gli enormi sforzi in campo ambientale e di sostenibilità riguardanti i processi produttivi. Negli anni 60-70 a Colleferro non potevi stendere sul balcone perché i panni si sporcavano di polvere finissima e appiccicosa, lo stesso sulle auto parcheggiate fuori. Ovvio che respirare quella roba non era un gran ché e un bambino allergico nato nel 1978 lo sa bene. Negli anni le cose sono cambiate, migliorate, del resto esistono anche le leggi che lo impongono, non è che il proprietario di fabbrica si alza una bella mattina e decide di mettere dei filtri a manicotta perché gli piace, lo fa perché c’è una legge, perché c’è un’attenzione diversa della gente, lo fa perché “alla lunga” gli conviene. E queste visite, e la comunicazione che ne sprigiona, ne fanno parte. 

A fine maggio 2023 a Colleferro c’è stata la visita al cementificio, simpatiche ragazze in tailleur e ragazzi in giacca e cravatta accoglievano i visitatori all’interno dell’area dove sono stati spiegati in maniera molto precisa e professionale, i processi produttivi del cemento, le tecniche all’avanguardia di filtraggio dei gas di scarico, le procedure di sicurezza. Poi giro dell’intero impianto a bordo del trenino, con spiegazione annessa e visita alla sala di controllo avanzatissima, tecnologicamente all’avanguardia, dove sono controllati tutti i processi e dove tutto è sotto controllo. Compresi, sopratutto, i livelli in tempo reale delle emissioni. Tutto questo non significa che uno stabilimento industriale a pochi metri dal centro della città sia una cosa che tutti vogliamo, ma neanche possiamo tapparci gli occhi di fronte alle esigenze economiche, produttive e lavorative.

Poi le associazioni sportive, dei figuranti circensi su trampoli e monocicli, un falconiere con barbagianni e gufi, stand per caffè, cornetti, panini con la porchetta, salsiccia e mozzarelle, birra, amari, gelati tutto offerto dall’Italcementi stessa. 

È stato bello, divertente, interessante, istruttivo e sopratutto non è stato ipocrita. Perché a Colleferro siamo lavoro, fabbrica, cemento, acciaio, saldature, torni e chiavi inglesi. E si può pensare che sia assurdo, che sia brutto, che “vuoi mettere con la visita del chiostro del duomo di San Girgizzo sul Monchio?” ma questa è la storia di Colleferro. Una storia che non vuole cancellare la disoccupazione, l’inquinamento, le malattie, i tumori ma che deve e può convivere con essa. In un dualismo senza vincitori, gli attivisti dell’ambiente devono capire che da domani non andremo tutti a cavallo perché non inquina, e le grandi potenze industriali devono capire che bruciare carbone forse non è proprio il massimo. Senza estremismi privi di vie di mezzo, ma con in mano un panino con la porchetta e una birra.

Alcuni commenti, presi da un noto social, che mostrano frasi fatte, commenti e giudizi che devono essere fatti per forza. Tendenzialmente per attestare la propria esistenza e senza analizzare situazioni complesse come lavoro, ambiente, storia e tradizioni. 

Se poi questa riflessione, coscienza e coerenza portasse anche alla realizzazione della sagra del bullone (di cui ho già scritto) allora sarebbe meraviglioso!

Foto di Miro Barsa, A.Turco, G.Costantino

Foto di copertina di Giovanni Costantino